Laboratorio di teatro fare gioco di sé_2015/16
Fare gioco di sé e Teatro Gusto 2015/16
Il cambio di vista, la distanza salvifica, strutturare il caos per rientrarci di nuovo, i limiti, l'illusione, la relazione, l'ascolto, la chiarezza d'intenti, il rispetto, l'ascolto del vuoto, l'assenza di pregiudizio e di giudizio, l'azione in corrispondenza di un pensiero, il fare gioco, le parti di un intero, l'indifferenziato e il particolare, il racconto, la storia di sé e gli universali, la responsabilità condivisa, lo sguardo degli altri, il movimento degli altri che ci svuota o ci confonde, il solco, la continuità, la scossa che ri-traccia nuovi cammini: quanto ancora ci insegna la struttura del pensiero che il Teatro rappresenta e ne è metafora!
PROLOGO
Il teatro lavora con l’illusione del tempo,del luogo, del personaggio.
L’illusione crea una realtà intermedia, spazio del gioco e del possibile: una realtà chesta tra l’attore e lo spettatore, tra l’artista e il fruitore dell’opera artistica.“Theatron” indicava originariamente gli spettatori che assistevano ad una rappresentazione,indicava il luogo dove essi erano “insieme”. Erano luogo mentale, prima di essere luogo concreto. La persona (mente e corpo) è luogo nei luoghi, ambiente che influenza altri ambienti. Il corpo e il pensiero, i gesti e le parole sono il luogo dove accogliere, proteggere, arginare, ricreare... C’è un posto in cui conservare le cose. Quello che in italiano è tradotto come “recitazione” in inglese è “play”, in francese “jeu”: è il gioco teatrale, che comprende nel significato oltre che la riproduzione scenica dell’osservazione pratica del reale, anche lo spazio che si dà tra illusione e realtà, il “fare gioco” : “Come bullone e dado che si accoppieranno solo se sarà mantenuto il giusto spazio tra le filettature dei due elementi.... Il gioco in questa accezione è dunque uno spazio, che consente di muoverci restando in contatto.”
(Fulvio Scaparro, La bella stagione). Il gioco e il processo creativo costituiscono una spinta verso l’esplorazione, verso la vita culturale, verso l’uso dell’oggetto imparando a percepirlo, osservarlo , manipolarlo e rappresentarlo riconoscendone le funzioni e stabilendone le relazioni (D.W.Winnicott “Gioco e realtà”). È nella relazione, nel giocare insieme, che si avverte la vita, l’esserci: “. Il gioco è processo creativo che inerisce all’itinerario di crescita dell’individuo e sostiene tutta la costruzione della personalità in quanto la creatività permea tutte le dimensioni della mente” (Accursio Gennaro – Giusy Bucolo, La personalità creativa, Editori Laterza).
L’attività teatrale si offre come ambiente “transizionale” , uno “spazio terzo” dove giocare, creare spazi di esperienza, ricreare il giusto tempo e il giusto spazio affinché le cose siano pensabili. Il bambino dice:”facciamo che ero” e in quell’imperfetto colloca se stesso in un luogo immaginario ma molto vero. Sta giocando, molto seriamente, ad essere un eroe, o un astronauta. Mimare è poter fingere di essere un altro, poter dare l’illusione di qualsiasi cosa: è un atto d’infanzia: il bambino mima il mondo per riconoscerlo e così si prepara a viverci. Il teatro è il gioco che continua questo avvenimento.
A partire dall’illusione, l’individuo si avventura a scoprire ciò che lo circonda. Inizia un compito di accettazione della realtà che non è mai concluso. E’ proprio l’illusione che getta le basi della salute mentale.
è in corso il Laboratorio di Teatro Gusto: il progetto si rivolge agli utenti dei servizi psichiatrici (fino ad un massimo di 10-12) del Dipartimento Salute Mentale A.O San Paolo e seguiti dai servizi territoriali dei residenti della zona 5: Centro Diurno Conca del Naviglio e CPM Cascina Cantalupa.
PREMESSA
L’arte è un lavoro ad alto contenuto sociale relazionale, umanitario e riabilitativo. L’esperienza ci dice quanto l’arte e le sue discipline e gli artefatti che ne derivano abbiano il privilegio e la responsabilità di una forza riabilitativa e preventiva del disagio psichico e sociale e ci informa di quanto l’arte non sia intrattenimento, bensì elemento fondante del pensiero, che permette di decifrare la realtà, sostenendola nel momento in cui la si rappresenta e ne viene reinterpretato il senso.
“Stare in scena” è attività quotidiana di presenza di sé. Il gioco teatrale dello stare in scena stimola l’attenzione, la cura e la capacità necessarie a sostenere la relazione con sé e con gli altri. Stare in presenza di sé significa utilizzare il pensiero ovvero l’elaborazione della realtà sensibile, con i propri tempi e i propri spazi, nel rispetto di quelli altrui, considerandone i limiti e i confini. Per questo il piccolo mondo dello spazio teatrale è metafora del grande mondo della vita quotidiana: il teatro stimola la rappresentazione della realtà e tale rappresentazione che l’arte tutta permette, trova nell’azione teatrale anche una grande opportunità di esercizio molto pratico per l’attitudine mentale necessaria a tale rappresentazione. La rappresentazione teatrale è infatti organizzata tra pareti e confini molto delineati, con retroscena, scena e proscenio, spazi ben distinti in cui collocare il lavoro dell’organizzazione delle parole e dei gesti che sottostanno alla scena.
FINALITA’
Attraverso la costituzione di un gruppo motivato a realizzare una esperienza teatrale in forma di percorso vissuto insieme, si approfondiranno le tematiche proposte dallo specifico laboratorio. Ogni partecipante potrà così confrontarsi a livello di emozioni e di immaginari, all’interno di un “divertimento” (nel senso che fa dirigere altrove) dal quotidiano e dal codificato, per aprirsi alla fantasia creativa. Il progetto prevede lo svolgimento di attività teatrali che vanno dalla scrittura creativa alla lettura di testi propri o altrui fino alla loro messa in scena.
OBBIETTIVI
L’obbiettivo del percorso oltre a quello di trasmettere la conoscenza del linguaggio teatrale è di attivare una cura di sé e di conservare uno spazio mentale attraverso il rigore, la chiarezza e la sobrietà del linguaggio artistico nella libertà e il coraggio della sua espressione. L’attivazione più importante che si ottiene è quella di pensare all’azione che si svolgerà in scena e viverla per davvero nel momento in cui la si svolge nel paradosso di una finzione: per questo l’inizio di ogni incontro avviene attraverso un gioco teatrale. Il progetto si occuperà anche di approfondire la conoscenza dei temi di volta in volta trattati attraverso il gioco teatrale che stimola energie che possono favorire esperienze emotive, comunicative e conoscitive nel rapporto con gli altri e con l’ambiente. Attraverso il coinvolgimento del gruppo nella discussione partecipata si potrà esplorare ciò che è emerso nel momento di scrittura creativa e di lettura scenica. Grazie alla condivisione dei lavori il prodotto di ogni incontro sarà un testo (monologo, dialogo o azione teatrale) che verrà ripreso all’incontro successivo, come un filo di senso che ci accompagnerà per tutto il percorso insieme.
METODOLOGIA
• Colloqui finalizzati alla conoscenza e ad un primo coinvolgimento dei possibili partecipanti, al fine di valutare il livello espressivo, il grado di emotività e gli “atteggiamenti” fisici che caratterizzano i soggetti. Ad ogni incontro sono presenti un conduttore ed un educatore.
• Costituzione e formazione di un gruppo motivato a realizzare un’esperienza teatrale in forma di percorso vissuto insieme
• Approfondimento della tecnica teatrale passando da diversi lavori sia di gruppo che individuali.
• Al fine di sostenere l’attitudine allo stare in scena che precede la vera e propria azione teatrale, si utilizzeranno giochi ed esercizi teatrali, si effettueranno letture sceniche di testi propri o altrui e si lavorerà alla costruzione di una sequenza di gesti e parole “in movimento” utilizzando tecniche di teatrodanza, rispettando i limiti e i confini che lo spazio mentale consente.
I partecipanti si alterneranno nei ruoli di attore e di spettatore, al fine di acquisire conoscenza del linguaggio teatrale da più punti di vista. E’ prevista una relazione trimestrale e finale allo staff degli operatori della struttura sull’acquisizione o espressione di abilità che emergono in ciascun allievo.
Il lavoro è di gruppo, ma vengono affrontate le difficoltà a livello individuale di ciascun allievo rispetto alla proposta delle proposta delle seguenti esperienze:
1) giochi teatrali: si lavora sull’affiatamento e sulla fiducia reciproca al fine di sperimentare modalità diverse di presentazione di sé.
2) stare con l’oggetto: ovvero l’esperienza di stare in scena, qualunque cosa accada. Questo esercizio sviluppa la capacità di dirigere l’attenzione su di un unico oggetto che può essere una mela, una tazzina di caffè, una battuta, un silenzio, un movimento.
3) tecniche teatrali: esercizio vocale, equilibrio nello spazio, ritmo ed ascolto reciproco. Il linguaggio teatrale per essere espresso prevede una preparazione tecnica da affrontare a partire dai propri limiti.
4) creare una sequenza: su di una musica nasce un movimento dapprima improvvisato, con lo scopo di stimolare l’attenzione e la cura verso una sequenza di parole e gesti che compongano un’azione ripetibile .
5) improvvisazione: Si parte da una “circostanza data” in cui l’allievo deve rispettare il compito assegnatogli ed agire il più possibile secondo i principi di ritmo, ascolto reciproco, grandezza dei gesti, chiarezza d’intenzioni. Possono accadere imprevisti, di fronte ai quali il percorso non si deve arrestare, bensì farsi strategico e portare, all’ interno di una griglia obbligata, verso il compimento del proprio scopo.
Ciascun incontro sarà organizzato in quattro momenti in cui si svolgeranno le suddette attività. Il primo, di costituzione e restituzione del gruppo, sarà seguito dai giochi teatrali, con un successivo lavoro dedicato al gusto dello stare in scena attraverso gag a coppie: dopo un intervallo e una pausa di relax, la mattina si concluderà con l'ideazione, la stesura di un copione-ricetta, e la sua drammatizzazione in vista della preparazione del menù.