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"Il teatro, come la peste, scioglie conflitti, sprigiona forze, libera possibilità, e se queste possibilità e queste forze sono nere, la colpa non è della peste o del teatro, ma della vita" A. Artaud

Le Serate Trasversali sono nate da una richiesta precisa dei nostri ospiti, maestri a loro volta d
i quello che il Teatro ha a che fare con noi e per noi, per questo dai nostri laboratori di teatro esce, come unico esito, l'Incontro che lo stesso luogo di teatro crea. Noi siamo in ogni luogo dove l'artista fortifichi questa esperienza e si metta a disposizione per contaminarci del suo sapere a riguardo, affinché le nostre azioni risentano di cultura, di tutto ciò che unisce e che non divide.

Laura






2012_1/2/3 dicembre_Questi Amati Orrori

2012_1/2/3 Dicembre
Progetto "Artisti in bolla"

Questi Amati Orrori

di Renato Gabrielli e Massimiliano Speziani
testo di Renato Gabrielli
in scena Massimiliano Speziani

spazio scenico e luci Luigi Mattiazzi
prodotto da  BIBOteatro

si ringrazia Ambulatorio D’arte Vanghè e Olinda

Una figura senza nome giunge da un aldilà minaccioso e seducente, lontano e vicino al tempo stesso, per incontrare il pubblico; ed è proprio sul filo sottile di questa relazione – tra timidezze, reticenze, vuoti mentali e improvvisi slanci – che cerca di fare scoccare la scintilla di un’intesa, di un reciproco riconoscimento. Evoca di fronte agli spettatori frammenti di vita, ricordati o immaginati, che potrebbero appartenere a chiunque. Per farlo, sovente si sdoppia, generando creature bifronti, tenute assieme dal desiderio e che svaniscono in un soffio d’abbandono: una madre e il suo bambino; un cane e il suo padrone; una coppia di amanti; un dottore e il suo paziente; un attore e chi lo osserva… Un desiderio bruciante di comunione con il pubblico, di abbattere le barriere della rappresentazione, è ciò che muove il nostro “lui” in quest’ora di viaggio – comico a tratti, a tratti elegiaco – tra gli “amati orrori” della memoria e del sogno. Di tale desiderio, Renato Gabrielli e Massimiliano Speziani hanno voluto esplorare non l’inevitabile scacco concettuale, ma le infinite, contraddittorie sfumature emotive, in un esperimento teatrale che si evolve di serata in serata.


Questi amati orrori, oggetto teatrale di difficile identificazione, brilla per rigore, coraggio, inventiva. Lo firmano Renato Gabrielli, drammaturgo che cesella le parole come un orafo, e Massimiliano Speziani, attore capace di impressionanti trasfigurazioni. … Quel che accade in scena è la danza del pensiero in azione. Ognuno si porta a casa quel che vuole o quel che riesce, ma la sensazione, per una volta, è quella di un’esperienza teatrale vera. Immaginaria e molto, ma molto concreta.”  (Sara Chiappori, Hystrio)

“L’attore, il bravo e duttile Massimiliano Speziani, in un quadrato palcoscenico-ring della vita, delimitato da panche di legno, dice ciò che fa e fa ciò che dice… Tutto e tutti è lui, l’attore sempre in cerca dell’altro per essere se stesso in uno spettacolo che ricorda un esercizio alla Queneau e strizza l’occhio a Beckett, a quel non fare nulla di più che essere ancora vivo.” (Magda Poli, Il Corriere della Sera)

QUESTI AMATI ORRORI ha debuttato il 18 giugno 2010 al Teatro La Cucina presso l’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano. Il testo è stato pubblicato su “Hystrio” di ottobre – dicembre 2010.

Massimiliano Speziani ha lavorato come attore con – tra gli altri – Giancarlo Cobelli, Luca Ronconi e Massimo Castri, Alfonso Santagata. Nel 1997 riceve il premio Ubu come miglior attore non protagonista per lo spettacolo Petito Strenge di Alfonso Santagata. Dal 2002  collabora con la compagnia Lombardi-Tiezzi: Amleto, In fondo a destra - I danni del tabacco, Antigone di Sofocle, Viaggio Terrestre e Celeste di Simone Martini.  Tra gli altri ultimi lavori ricordiamo Il Custode delle partenze, scritto e prodotto insieme a Renata Molinari; Happy Family di Alessandro Genovesi per il Teatro dell’Elfo di Milano; Le Nuvole da Aristofane per la regia di Antonio Latella. “Il Tiglio, foto di famiglia senza madre” di Tommaso Urselli di cui firma anche la regia; cura con Paola Bigatto il monologo Il Memorioso tratto dai testi di Gabriele Nissim “Il Tribunale del Bene” e “La Bontà Insensata” che ha debutto in occasione della giornata della memoria 2011.  Diretto da Carmelo Rifici, ha recitato in “Nathan il Saggio” di Lessing stagione (2010-2011) e nel “Giulio Cesare” di W. Shakespeare (2011-2012), per il Piccolo Teatro di Milano. All’attività teatrale alterna quella didattica e quella di attore e autore radiofonico.

 

Renato Gabrielli scrive per il teatro e la televisione e insegna drammaturgia. Esordisce al C.R.T. di Milano nel 1989 con Lettere alla fidanzata. Nel 1993 vince il premio "Pier Vittorio Tondelli" con Esperimenti criminali. Dal 1997 al 2001 è drammaturgo del Centro Teatrale Bresciano. Nel 2004 Mobile Thriller, riceve il Premio Herald Angel al Fringe Festival di Edimburgo. Nel 2005 scrive per la compagnia scozzese Suspect Culture il testo bilingue A Different Language. Tra i suoi lavori più recenti, ricordiamo Cesso dentro, Salviamo i bambini e Tre – Una storia d’amore (pubblicato su “Hystrio” XX-4), con la regia di Sabrina Sinatti. Nel 2008 vince il Premio Hystrio per la drammaturgia e nel 2009 il Premio Milano per il Teatro della giuria degli specialisti per Tre. Nel 2012 realizza l’adattamento drammaturgico di Giulio Cesare di William Shakespeare, regia di Carmelo Rifici, per il Piccolo Teatro di Milano. Collabora come dramaturg con il Teatro delle Moire e con la compagnia E.s.t.i.a.
Formatisi alla fine degli anni ottanta alla Scuola “Paolo Grassi” di Milano, Gabrielli e Speziani hanno iniziato a collaborare regolarmente a partire dal 2001, con Vendutissimi, cui hanno fatto seguito Cesso dentro, Salviamo i bambini, Tre, Sicurezza – Una conferenza e il progetto laboratoriale Noi come voi – Artisti al Governo.


Ingresso €  10,00  biglietto + € 2,00 tessera associativa Ambulatorio D'Arte Van-Ghè, valida 12 mesi


Per partecipare alla serata compila il modulo di iscrizione. Ricordati che prima è necessario essere associati a Van-Ghè.

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